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È davvero positivo che, in Parlamento, ci sia stato un deputato che ha proposto di eliminare dalla comunicazione istituzionale il termine “gratis”

È davvero positivo che, in Parlamento, ci sia stato un deputato che ha proposto di eliminare dalla comunicazione istituzionale il termine «gratis» in riferimento a prestazioni provenienti dallo Stato. Ed è egualmente positivo che il governo abbia espresso parere favorevole, mentre la sinistra più arretrata (Pd, grillini e a Avs) si è opposta.

È bene sempre ricordare che nulla di quanto viene dagli enti pubblici è gratis: qualcuno paga sempre. E non c’è nulla di più demagogico che credere che lo Stato possa riempire le tasche di qualcuno senza impoverire altri.

C’è insomma bisogno, in Italia, di un minimo di cultura economica e che il settore pubblico non usi le risorse tolte ai cittadini per avviare azione propagandistiche, le quali diffondono l’illusione che si possano distribuire benefici a cui non corrisponde alcun onere.

Fu Vilfredo Pareto, più di un secolo fa, a usare per primo quella formula («nessun pasto gratis») che poi ha avuto un grande successo nel mondo di lingua inglese, anche grazie all’insegnamento di Milton Friedman.

L’iniziativa sorge, molto correttamente, in polemica con la vulgata dei precedenti governi: che hanno moltiplicato bonus e superbonus, comprando il consenso degli elettori con queste elargizioni che sono costate tantissimo ai contribuenti.

Non caso, va detto, questa iniziativa ne riprende una analoga intrapresa da Javier Milei, il nuovo presidente dell’Argentina.

La novità politico-culturale esplosa a Buenos Aires, insomma, sta producendo effetti un po’ ovunque: e quindi perfino da noi. Ed è bene che la società italiana segua con attenzione quello che sta succedendo oltre Atlantico, dove per iniziativa del «loco» libertario la società potrebbe iniziare a riguadagnare spazio, togliendone al ceto politico-burocratico.

Il Giornale

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