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Da un lato il governo che salvaguarda gli operai e le catene produttive italiane; dall’altro il Pd che affronta la vertenza a suon di passerelle e selfie ma si guarda bene, in compagnia della Cgil, dall’andare alla radice della crisi che chiama in causa gli Elkann. C’è – anche – una lettura tutta politica del caso Marelli, che oggi è arrivato a un punto di svolta positivo grazie all’intervento dell’esecutivo e del ministro Adolfo Urso in particolare, che è riuscito a convincere l’azienda a sospendere “sine die” la chiusura dello stabilimento di Crevalcore, in vista di un piano di reindustrializzazione. A focalizzare l’attenzione su questo aspetto è stato il deputato di FdI, Francesco Filini, sottolineando che “evidentemente alla sinistra non conviene attaccare l’editore dei quotidiani del gruppo Gedi”.

La Marelli sospende “sine die” la chiusura di Crevalcore

“Dopo il tavolo convocato dal governo – ha sottolineato Filini – arriva la notizia della sospensione sine die della decisione di chiudere il sito di Crevalcore da parte del gruppo Marelli, che ora lavorerà assieme al governo per individuare un investitore interessato a subentrare nello stabilimento emiliano, per salvare il futuro di 229 lavoratori e la continuità industriale del sito”. Il deputato di FdI, quindi, ha citato l’azienda che nel corso dell’incontro di oggi al Mimit “ha spiegato di aver scelto di cessare l’attività per ‘difficoltà oggettive legate alla transizione, alla mancanza di commesse e alla scelta di Stellantis di lavorare su piattaforme ex Peugeot e non ex Fiat’”.

La crisi Marelli “strettamente legata alle scelte strategiche del gruppo di John Elkann”

“La crisi di Crevalcore, quindi – ha sottolineato Filini – è strettamente legata alle scelte strategiche del gruppo di John Elkann. Eppure né il leader di uno dei principali sindacati confederali, Maurizio Landini, né la leader del Pd, Elly Schlein, hanno pensato in questi giorni di passerelle e dichiarazioni ai media di richiamare l’imprenditore e il gruppo alle proprie responsabilità.

Evidentemente – ha commentato l’esponente di FdI – alla sinistra non conviene attaccare l’editore dei quotidiani del gruppo Gedi, ormai divenuti un vero e proprio megafono della sinistra contro il governo di Giorgia Meloni. Al contrario, invece di chiedere a Stellantis maggiori garanzie la Schlein propone di dare altri soldi al gruppo erede di Fiat, in perfetta continuità con il passato”.

Filini: “A Schlein e Landini non conviene attaccare l’editore del gruppo Gedi”

“Fin dalla nascita di Stellantis – ha ricordato ancora Filini – Fratelli d’Italia e la sua leader Giorgia Meloni hanno denunciato i rischi connessi ad una fusione tra Fca e Psa a chiara trazione francese, avvenuta senza che il governo dell’epoca, il Conte II, battesse ciglio.

La chiusura dello stabilimento della Marelli è evidentemente parte di questo processo, le cui conseguenze si sono manifestate in maniera evidente con la preponderanza di modelli prodotti in Francia rispetto all’Italia, con 7.500 esuberi nel nostro Paese, con un crollo della produzione rispetto agli anni precedenti al 2019 e il volume degli investimenti che pende dalla parte di Parigi.

Al contrario dei precedenti governi di centrosinistra, il governo Meloni ha subito affrontato il dossier, determinato a vigilare sugli impegni assunti dall’azienda in termini di investimenti, produzione e mantenimento dei livelli di occupazione, e a lavorare – ha concluso il deputato di FdI – per aumentare i volumi produttivi, invertendo il trend negativo degli ultimi anni”.

Secolo d’Italia

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